Consigli di lettura del giorno

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Pane: per i Bastardi di Pizzofalcone
di Maurizio de Giovanni
«Quanta vita, quante vite. E quanto buon odore di pane, in città. Se non ci fosse anche il delitto. Quando un omicidio divide in due le forze di polizia, il gioco si fa davvero duro per i Bastardi, che per molti devono ancora dimostrare di esserlo davvero, dei bravi poliziotti. Da un lato ci sono loro, che seguono l'odore del pane. E del delitto. Ma dall'altra ci sono i tosti superdetective della Dda, che sentono odore di crimine organizzato. Mentre i sentimenti e le passioni di ogni personaggio si intrecciano con l'azione e determinano svolte sorprendenti, la città intera sembra trattenere il fiato. Per poi prendere voce. A volte c'è bisogno di un avversario agguerrito, per riuscire a capire chi sei davvero. Forse i Bastardi l'hanno trovato. E per dimostrare di essere i migliori sono disposti a tutto. Perfino a diventare davvero una squadra. Buona caccia, Bastardi.»

Orfani Bianchi
di Antonio Manzini
«Nei primi anni del dopoguerra, "vedove bianche" erano chiamate le mogli dei nostri emigranti, rimaste a casa con i vecchi e i bambini. Ora gli Orfani bianchi sono i figli lasciati in patria dalle donne arrivate in Italia per accudire nel tragitto finale della vita quei vecchi che per noi sono diventati solo un ingombrante fastidio.
Antonio Manzini gioca a carte scoperte e prende spunto da una domanda che si fa osservando la rumena Maria che si occupa di sua nonna: quanto costa rinunciare alla propria famiglia per badare a quella degli altri? Per dare una misura a questo sacrificio, l’autore si cala nei panni della moldava Mirta Mitea con l’abilità mimetica del narratore di razza, tale che noi lettori vediamo il mondo, percepiamo gli odori, subiamo la promiscuità, soffriamo per l’invisibilità e per le offese patite da questa donna che tutto sopporta per amore di Ilie, il figlio dodicenne rimasto nel villaggio di Logofteni, affidato a una nonna in rapido declino. Mirta ha 34 anni, da 2 è a Roma e passa da un lavoro all’altro, man mano che i vecchi a lei affidati passano a miglior vita o sono collocati in un ospizio. Il padre di Ilie si è allontanato quando il bambino aveva tre anni e Mirta per avere notizie si tiene in contatto via mail con il parroco, padre Boris. Scrive anche al figlio, che non risponde e gli racconta le sue giornate iniziando sempre con un: "ora mamma ti racconta un fatto".
Facciamo la conoscenza di Mirta mentre sta accudendo Olivia che fa le bizze, si sveglia a mezzanotte pretendendo la pasta asciutta. Chiede ad ogni istante quando arriva suo figlio che le concede una frettolosa visita una volta alla settimana; avrebbe bisogno del dentista ma "Pierpaolo vede la mamma come una vecchia auto da riparare e gli sembra inutile spendere soldi".
Per Olivia che non si decide a morire è pronta la casa di riposo e Mirta perde sia l’impiego che una stanza dove dormire; in mancanza di meglio trova lavoro in una cooperativa che fa le pulizie nei condomini. Sono un gruppo di donne di varie etnie, arrivano all’alba in un furgoncino sgangherato, scaricano scope, secchi, stracci e si sparpagliano su per le scale a strofinare gradino per gradino. Dopo aver letto la realistica cronaca di una giornata tipo di Mirta, non sarà più possibile che queste donne restino invisibili ai nostri occhi quando le vediamo arrivare davanti a casa.
Intanto nella lontana Moldavia la madre di Mirta muore e per il piccolo Ilie, rimasto solo in un paese abitato solo da vecchi, non c’è altra soluzione che l’Internat, ossia l’orfanotrofio che ospita sia gli orfani veri e propri che quelli "bianchi". Per Mirta il congedo dal figlio è uno strazio mitigato solo dalla rinnovata volontà di portarlo con sé non appena avrà accumulato i soldi necessari. Con l’aiuto e la complicità del compatriota Pavel, Mirta, spacciandosi per infermiera diplomata, trova lavoro in una lussuosa villa sull’Aventino per accudire Eleonora, l’ultra novantenne madre del padrone di casa, resa invalida da un ictus.
La seconda parte del romanzo è dedicata al resoconto della prima settimana di lavoro di Mirta, lasciata sola dai padroni di casa dopo averla sommersa di istruzioni, raccomandazioni e soprattutto divieti. Qui il tempo narrativo si dilata, con il resoconto impietoso dei rapporti fra Mirta e "quell’ammasso di odio represso". Eleonora si ribella, sputa le medicine, se la fa addosso e le pagine che descrivono i duelli fra le due donne sono da antologia, con Mirta immersa negli escrementi che per liberare la mano da un morso micidiale tira via anche la dentiera alla vecchia. Che poi, in tre dialoghi notturni, si rivela così disperata da chiedere un aiuto per farla finita alla sua badante, la quale naturalmente si sottrae alla richiesta. Antonio Manzini, in questo romanzo teso e terribile, non fa sconti a nessuno. Qui non siamo dalle parti della capanna dello zio Tom, ma da quelle di Germinal.
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L'isola di Alice
di Daniel Sánchez Arévalo
«Un minuto dopo la mezzanotte, il mondo di Alice va in frantumi. Un attimo prima lei era a casa, serena, in attesa che Chris tornasse da Yale, dove si era recato per un importante incontro di lavoro. Un attimo dopo il telefono squilla e una voce gentile le annuncia che suo marito è morto in un incidente d'auto. E, all'improvviso, Alice si ritrova sola con una figlia di sei anni e un'altra in arrivo. A poco a poco, però, un'altra informazione si fa strada fra il dolore e lo sconcerto: quella voce gentile ha detto che la macchina di Chris non era nei pressi di Yale, bensì da tutt'altra parte, sulla strada che porta a Robin Island, un’isoletta vicino a Nantucket. Perché Chris le ha mentito? Cos'altro le ha tenuto nascosto? Possibile che il loro matrimonio fosse una menzogna? Alice ha bisogno di risposte e sa di poterle trovare solo su Robin Island. Quindi abbandona tutto, si trasferisce sull'isola e comincia a indagare. Ma ben presto si renderà conto che, in quella piccola comunità, tutti hanno dei segreti e che le bugie sono come massi che la stanno trascinando in un abisso di ambiguità e tradimenti. Un abisso in cui Alice rischia di annegare.
Una storia piena di suspense, in cui nulla è come sembra, e un autore che sa dare vita a personaggi complessi e sorprendenti: ecco perché L'isola di Alice ha conquistato i lettori e la critica di tutto il mondo, arrivando finalista al prestigioso premio Planeta e diventando in breve tempo un clamoroso bestseller internazionale.
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